What Remains of Edith Finch di Ian Dallas

“What Remains of Edith Finch (Giant Sparrow, 2017) è un videogioco d’avventura in prima persona pubblicato dalla Annapurna Pictures. Quanto propone, passando attraverso le specificità di un testo sincretico come quello videoludico, è particolarmente significativo se esaminato dal punto di vista della riflessione immaginale: il titolo arriva a iscriversi direttamente in un dibattito che si chiude tutto sul dominio del visuale servendosi del carattere di individualità esperienziale garantito dall’approccio interattivo. Come risultato ottiene l’evidenza di una disgregazione della visione e dei suoi statuti, affascinante da rintracciare nelle sue articolazioni e rimodellazioni fino al punto in cui non ci si accorge ch’essa non solo parla di fantasmi (e di immagini di fantasmi), ma scaturisce in sé da un’esperienza fantasma. Nel vedere come, non possiamo che passare in rassegna una buona parte delle sue sfumature e caratteristiche. Innanzitutto What Remains of Edith Finch è ossessionato dall’idea della morte quanto lo sono le sagome che lo popolano: è il viaggio all’interno di una spazialità morta, che non vive né viene vissuta, e di una spazialità-della-morte, che segue e perseguita le immagini di chi l’ha abitata e adesso non c’è più. La riflessione sulle modalità tramite cui l’ingresso in questi mondi si trasforma in un vero e proprio sprofondamento nella loro annichilazione e nel suo divenire si fa motivo di una nuova scoperta, di una rielaborazione fondamentale. Cosa accade alla tanto discussa “morte delle immagini” quando esse da piatte si fanno pervasive, quando da osservabili si rendono “agibili” – quando dal paradigma di osservazione/interpretazione si passa al processo interattivo/manipolativo? […]”

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[★★★☆☆]


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