The Imitation Game di Morten Tyldum

è un biografico che racconta di come alan turing costruì la sua macchina di decrittazione durante la seconda guerra mondiale, assieme ad un’equipe di matematici. è strutturato come una specie di thriller ma nulla toglie a fughe propriamente biografiche, tra emotività relazionali varie e la dolorosa descrizione del personaggio principale.

la cosa che stupisce maggiormente è che la sceneggiatura, elemento per cui questo film è stato premiato agli oscar, è di fatto la nota dolente di tutto il complesso: tra passaggi approssimativi (la storia con la moglie va avanti per dialoghi disseminati qua e là che sembrano estratti di un racconto di cui non siamo resi affatto partecipi, la conversione dei colleghi di turing sembra tirata là dal nulla) frasi fatte dal sapore falsopoetico/motivazionale, una parte finale (con tanto di nota critica riguardo l’omosessualità nella storia) approssimativa e frettolosa che tende al cliché ‘biografico su un personaggio tormentato che finisce male’ senza passare dal via. per quanto non originale, una sceneggiatura del genere stupisce comunque per mediocrità.

per il resto la regia ordinaria ma senza troppe sbavature, una fotografia lucida e senza pretese ed un cast rispettabile ma senza guizzi contribuiscono a creare un prodotto apparentemente solido, per lo meno senza troppe cadute di stile.

un film semplicemente dimenticabile.

[☆☆☆☆☆]


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