Angeli Perduti di Wong Kar-Wai

(articolo in via di revisione)

è un proseguimento di quanto portato avanti in hong kong express e se non sbaglio in origine doveva essere proprio una parte di quello.

sono ancora una volta due episodi riguardanti personaggi estremamente malinconici, soli, alla disperata ricerca di una compagnia che per un motivo o per un altro non riescono mai a trovare, ma sfiorano soltanto.

da una parte si affrontano tematiche come la morte, l’affetto familiare ed una piccola riflessione sull’arte, nel precedente capitolo trascurate totalmente. la morte da una parte sembra essere parte di un continuum di chi non ha mai preso in mano la sua vita (il killer) dall’altra un ennesimo abbandono emotivo (il padre); il fare cinema suona come una documentazione di un soffocato amore per il mondo che senza persone vicine non ha neanche senso mandare avanti.

se quindi gli argomenti crescono di numero dall’altra il vigore con cui vengono trattati potrebbe sembrare derivativo, laddove già tutta la malinconia e l’emotività di hong kong express sembra già aver detto quanto c’era da dire in merito.

lo stile di wong si fa però più intrattenitivo, dinamico e potente che mai. le scene d’azione sono più numerose, più curate e più belle. la tenuta registica non cede mai di un passo e la fotografia la segue con i consueti toni cangianti. da questo punto di vista, il film è ancora più sporco, caotico, divertito e ben fatto del precedente.

anche dal punto di vista della varietà di genere questa volta wong si sbilancia, e oltre a mescolare sequenze action con una trama fondamentalmente malinconica e romantica ci mette dentro anche parecchie parti di commedia grottesca. sembra che il film sia un vero e proprio crocevia di ispirazioni, ricordi e fantasie personali, con l’unico tema comune dell’incomunicabilità della solitudine.

il film potrebbe suonare come una coda di hong kong ma viene salvato dalla sua estetica e da un eclettismo più accentuato.

[★★☆☆☆]


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